In Italia su un canale commerciale
il numero degli spot, che nel 2000 è stato di 25.000,
nel 2004 è diventato di 27.000
e negli Stati Uniti è stato verificato
che i bambini fra 2 e 6 anni,
anche dopo spot molto brevi di 30 secondi
dichiarano una preferenza spiccata per l'alimento pubblicizzato;
preferenza e richiesta di acquisto
che vengono raddoppiate se lo stesso spot
viene trasmesso due volte
nello stesso break pubblicitario”.
Margherita Caroli
Il rapporto sulla prima fase del progetto Bambini e obesità, la ricerca dell'European Heart Network (EHN) condotta in 20 Paesi europei, tra i mesi di maggio e novembre 2004, che riguarda la diffusione e la natura del marketing rivolto ai bambini per cibi ad alto contenuto di grassi, zuccheri e sodio, è stato presentato a Milano, nell'ambito di un convegno promosso dall'Associazione per la lotta alla trombosi (ALT).
Secondo le conclusioni del rapporto:
“La pubblicità televisiva di alimenti non salutari diretta ai bambini dovrebbe essere vietata. Dato che tale divieto potrebbe essere applicato con efficacia solo a livello europeo, occorre modificare la Direttiva TV senza frontiere, per proteggere in tal modo la legislazione esistente in Svezia e Norvegia – in cui è vietata qualsiasi forma di pubblicità per i minori di 12 anni – ed estendere questo livello di protezione a tutti gli altri bambini d'Europa”.
Il progetto ha preso l'avvio dalla constatazione che l'obesità infantile è in grave aumento (in Italia il 4% dei bambini è obeso e il 20% sovrappeso), con tutti i rischi di malattie croniche associate (quali le malattie cardiovascolari e il diabete, poiché il 25-50% dei bambini obesi mantiene l'eccesso di peso anche in età adulta.
Secondo Gloria De Masi Gervais, coordinatore italiano del progetto:
“è emerso che in tutta Europa la maggior parte della pubblicità alimentare rivolta ai bambini riguarda cibi comunemente definiti poco salutari, vale a dire ricchi di grassi, sali e zuccheri e a basso contenuto di minerali essenziali, vitamine e altri componenti importanti per una dieta equilibrata.
Il target dei bambini è particolarmente promettente per le aziende perché il bambino è un consumatore in evoluzione, un potenziale cliente a lungo termine se viene precocemente fidelizzato”.
I minori sono facilmente influenzabili e a loro volta ispirano le scelte alimentari della famiglia:
l' 81% dei bambini italiani fra i 6 e i 13 anni chiede acquisti alimentari precisi;
il 69% consuma l'alimento di cui ricorda lo spot.
Altri dati percentuali inducono ad una seria riflessione:
il 20% di tutti gli spot tv si rivolge direttamente ai bambini;
più di un quarto della pubblicità riguarda generi alimentari;
circa il 70% degli spazi pubblicitari sugli alimenti è dominato da merendine, bevande zuccherate, dolciumi;
il 49% della pubblicità televisiva in onda durante programmi per ragazzi riguarda cibi ricchi di grassi e zuccheri (si supera il 70% se si includono quelli ricchi di sodio);
solo il 2% dei commercial reclamizzano frutta e ortaggi.
La situazione è preoccupante per tutto il vecchio continente, se si considera che in Danimarca e Regno Unito il 100% degli spot ha come protagonisti merendine, dolciumi e patatine e altri prodotti non salutari, dato che scende al 54% in Irlanda e al 30% in Germania.
Margherita Caroli, la nutrizionista responsabile per l'Europa meridionale del progetto European Mapping for Obesity Best Practice (EMOB):
“Il rischio di essere sovrappeso è 4.6 volte maggiore per i bambini che guardano la tv per più di 4 ore al giorno rispetto a quelli che la guardano per meno di un'ora al giorno. Ma il 17% dei bambini di età inferiore a un anno e ben il 48% di quelli fra uno e due anni, già guarda la televisione per un'ora o più al giorno. E la Tv nella camera da letto dei bambini è fattore di rischio aggiuntivo per lo sviluppo dell'obesità”.
Negli anni '90, insieme all'incremento della prevalenza dell'obesità e delle ore che i bambini trascorrono davanti alla Tv, è raddoppiato anche il numero degli spot pubblicitari.
Fonte: (Guida) Educazione alimentare FONT>
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